Tuesday, February 27, 2007

Coraggio



“Io non ho mai tentato approcci al supermercato. Una volta, forse, sono stato abbordato. Una ragazza mi ha chiesto un consiglio sul numero di watt di una lampadina, l’ho aiutata a scegliere, poi lei ha detto “non ce la farò mai a cambiarla, il lampadario è troppo alto, ci vorrebbe qualcuno che mi desse una mano”, costringendomi a immaginarci, già intimi sotto il lampadario di casa sua, io che la prendo a cavalcioni e la sollevo sulle mie spalle, le tengo le mani sulle ginocchia, lei mi stringe le cosce ai due lati del collo. Le ho risposto “ma no, vedrai, è facile, sali su una sedia ed è fatta, basta che ti ricordi di staccare l’interruttore generale”. Non perché fosse brutta, anzi. Ma quel giorno avevo trovato un modo diverso dal suo di cedere alla solitudine, lei era uscita di casa ad abbordare qualcuno al supermercato, io invece avevo disperato della capacità di oltrepassare la mia solitudine, o per meglio dire avevo reso di proposito la mia solitudine inoltrepassabile e assoluta, per quel giorno, forse per precauzione, forse per paura che succedesse proprio questo, sentire l’impulso di abbordare o essere abbordato al supermercato, insomma mi ero masturbato due volte poco prima di uscire a fare la spesa, e non si può andare già masturbati a casa di una ragazza che ti ha agganciato ardimentosamente al supermercato, sarebbe come lasciarsi invitare a cena sazi, “già mangiati”, invece una così si merita fuoco e fiamme, il massimo dell’entusiasmo sessuale, non certo i rimasugli di appetito dopo una scorpacciata di solitudine.”
Tiziano Scarpa, da “Coraggio”

Saturday, February 17, 2007

David Lynch



“Anche tra cent’anni la gente amerà il cinema. Ma quello in pellicola si rompe, si scolora, si sporca. Dopo pochi anni un film è già diverso da quello che hai fatto. La vecchia macchina da presa è pesante, invasiva, lenta, ‘ferma’ e costosa. Ogni spostamento è lungo un’eternità. Il digitale è il sogno di un film in progress. Veloce, agile, arriva vicino al soggetto senza schiacciarlo. Lo stesso per il sonoro. Eppure c’è ancora chi usa il registratore a 24 piste. Ma è il bello del cinema. C’è posto per tutti. Il mondo è piuttosto interessante, vario. La realtà è molteplice. Così è per il cinema: c’è il documentario, quello realistico, il mio…ognuno ha diritto di essere se stesso, di fare ciò che vuole. Non c’è un modo giusto. C’è un modo giusto per ciascuno. Detto ciò, il mio cinema è solo un po’ più astratto di altri.”
David Lynch

Tuesday, February 13, 2007

SAN VALENTINO è un bel dito in culo.

Dopo mezz’ora che scopavamo
Sento il mio culo andare a fuoco
Strano:
Doveva essere il contrario ma lei
aveva il mio pisello che desiderava da due settimane
mentre io
un paio di emorroidi
che da piccolo non mi lasciavano in pace:

farsi inculare dalla natura non è molto incoraggiante.

Poi
un’idea brillante:
data la confusione le chiedo di mettere un suo dito (a scelta)
nel mio culo
il suo anulare mi ha dato coraggio
è stato quasi provvidenziale.
Quasi.

Monday, February 12, 2007

Sergej Esenin



Confessione di un teppista

Non a tutti è dato cantare,
E non tutti possono cadere come una mela
Sui piedi degli altri.

Questa è la più grande confessione,
Che mai teppista possa rivelarvi.

Io porto a bella posta la testa spettinata,
Lume a petrolio sopra le mie spalle.
Mi piace illuminare nelle tenebre
L’autunno spoglio delle vostre anime.
E mi piace quando una sassaiola di insulti
Mi vola contro, come grandine di rutilante bufera,
Solo allora stringo più forte tra le mani
La bolla tremula dei miei capelli.

È così dolce allora ricordare
Lo stagno erboso e il suono rauco dell’ontano,
Che da qualche parte vivono per me padre e madre,
Che se ne fregano di tutti i miei versi,
E che a loro sono caro come il campo e la carne,
Come la pioggia fina che rende morbido il grano verde
[a primavera.
Con le loro forche verrebbero a infilzarvi
Per ogni vostro grido scagliato contro di me.

Miei poveri, poveri contadini!
Voi, di sicuro, siete diventati brutti,
E temete ancora Dio e le viscere delle paludi.
O, almeno se poteste comprendere,
Che vostro figlio in Russia
È il più grande tra i poeti!
Non vi si raggelava il cuore per lui,
Quando le gambe nude
Immergeva nelle pozzanghere autunnali?
Ora egli porta il cilindro
E calza scarpe di vernice.

Ma vive in lui ancora la bramosia
Del monello di campagna.
Ad ogni mucca sull’insegna di macelleria
Da lontano fa un inchino.
E incontrando i cocchieri in piazza,
ricorda l’odore del letame dei campi nativi,
Ed è pronto a reggere la coda d’ogni cavallo,
come fosse uno strascico nuziale.

Amo la patria!
Amo molto la patria!
Anche con la sua tristezza di salice rugginoso.
Adoro i grugni infangati dei maiali
E nel silenzio della notte, la voce limpida dei rospi.
Sono teneramente malato di ricordi infantili,
Sogno delle sere d’aprile la nebbia e l’umido.
Come per scaldarsi alle fiamme del tramonto
S’è accoccolato il nostro acero.
Ah, salendo sui suoi rami quante uova,
Dai nidi ho rubato alle cornacchie!
È lo stesso d’un tempo, con la verde cima?
È sempre forte la sua corteccia come prima?

E tu, mio amato,
Mio fedele cane pezzato?!
La vecchiaia ti ha reso rauco e cieco
Vai per il cortile trascinando la coda penzolante,
E non senti più a fiuto dove sono portone e stalla.
O come mi è cara quella birichinata,
Quando si rubava una crosta di pane alla mamma,
e a turno la mordevamo senza disgusto alcuno.


Io sono sempre lo stesso.
Con lo stesso cuore.
Simili a fiordalisi nella segale fioriscono gli occhi nel viso.
Srotolando stuoie d’oro di versi,
Vorrei dirvi qualcosa di tenero.

Buona notte!
A voi tutti buona notte!
Più non tintinna nell’erba la falce dell’aurora…
Oggi avrei una gran voglia di pisciare
Dalla mia finestra sulla luna.

Una luce blu, una luce così blu!
In così tanto blu anche morire non dispiace.
Non m’importa, se ho l’aria d’un cinico
Che si è appeso una lanterna al sedere!
Mio buon vecchio e sfinito Pegaso,
M’occorre davvero il tuo trotto morbido?
Io sono venuto come un maestro severo,
A cantare e celebrare i topi.
Come un agosto, la mia testa,
Versa vino di capelli in tempesta.

Voglio essere una vela gialla
Verso il paese per cui navighiamo.

Monday, February 05, 2007

Ho sognato che

Ho sognato che mi avevi gettato addosso i tuoi jeans
girando per casa senza niente addosso
Sì, in effetti sembri più grande
Sono state le esperienze che hai vissuto a farti diventare così
E poi hai messo una piccola condizione:
che le mie mani, che trovo bellissime, siano sempre nascoste.

Sunday, February 04, 2007

Bisogna pur sapere dove delirare








Miramar di Julio Bressane

Per il mio amico Emanuele, che preferisce le donnine nude-non capisco perchè!-alla mia poesia



...pure mi cuggino 'na vorta scriveva 'e poesie, poi ha smesso! ie s'erano inncollate 'e paggine.