Sunday, January 28, 2007

"L'aspetto visionario dell'immagine..."


Where the green ants dream

lessons of darkness

Last words

La soufriere

Fata morgana

bells from the deep

"Un miraggio è come il riflesso speculare di un oggetto vero proiettato in uno spazio diverso in una zona diversa."
Werner Herzog

Thursday, January 25, 2007

Eva

Compila il tuo partner
Al momento della firma del contratto
al rispetto della legge sulla privacy
Eva diventa
la classica
l'ormai
l’attrice d'altri tempi
Addio
ha raccontato
Addio
ha partecipato
forse non ci si poteva immaginare questo
si è impegnata anche se…
la particolartà sta nel fatto che pare sia stata una vittima
ci sono persone che danno via la loro più bella stella
per le magiche punturine di Botox.
E così anche in più tenera età
le zampe iniziano a razzolare in improvvisati "Botox party".

Vestirsi di bianco per poi firmare qualcosa di spirituale
da quattro anni
non sono finite
le perle
dolce metà
in un'amore di qualsiasi tipo con
chi passeresti una notte di passione?
con chi passeresti una notte di passione?
con chi?

Addio

Fedelissime e ideali lettrici
Il nostro eroe si è piazzato Ultimo della lista col suo misero 1.9%
C'è il fascino un po' acerbo dello spettacolo
prestato al mondo
come lo schermidore di una qualche legione straniera

e se l'amore non
c'è una notte di ginnastica erotica
con chi passeresti una notte di passione?
era diventato vittima dell’addio
senza complicazioni sentimentali
Soprattutto
il gusto
l'amore dalla carne
sotto le lenzuola neanche ci si pensava
sotto le lenzuola neanche per amore
solo per sogno

Si delinea quindi una situazione che vedrà ogni donna passare da sola, o almeno senza un impegno ufficiale, la maggior parte della sua esistenza. E tu in quale fase della vita sei? Vota.

si conferma regina indiscussa
davanti:

Io di rifatto ho solo il seno
Di fatto
ma per me è solo un amico
Voglio fare l'attrice
voglio il sogno Americano
voglio un’ edicola
da domani
ho imparato
ho imparato ad essere sui sentimenti
da quando ho scoperto playboy
nell'estate del 2005
la prima volta
è stato terribile
la prima volta
Basta con l'aria da brava ragazza
Chi parla è una Diva e una donna
Che riesce a stare lontana dai morti di fame
per pensare all'amore
questo sogno che non trovo
in questa distanza

ci sentiamo sempre due fidanzatini

E il matrimonio
è una storia d'amore con la valigia
sempre vuota

La resistenza l’ho fatta in uno scatto

by drugo

Tuesday, January 23, 2007

Viva Vanessa!



Biography(wikipedia)

Vanessa del Rio began her career in 1974 to earn rent money, and thus became the first Hispanic porn star. Though she has been credited occasionally as "Veri Knotty" this was not a name she ever used herself, but an error made on "loop" boxes by producers in the industry due to her very superficial resemblance to another '70s-'80s porn star who went by this very name, whose signature claim to fame was her ability to tie her labia in a knot. Similarly, she was credited as "Ursula Pasarell" on some early film boxes by loop producers, but again, she never used the name herself. Though she retired from adult films in 1986 in part due to the AIDS scare prevalent at the time, she remains somewhat active in the adult entertainment industry through her web site and by making special appearances at award shows, conventions, etc. Over the course of her 22-year career, del Rio has appeared in over 200 pornographic movies, the last of which was the film Dr. Lust. She's also appeared in several music videos, notably "Get Money" by Junior M.A.F.I.A.
Initially, del Rio was well-known due to her extremely large and prominent clitoris and for being the first "anal queen" of porn, being the first porn actress to regularly engage in extended anal sex. She was also know for turning on the side, as an expensive callgirl. She is best known now for her blunt sense of humor. While helping out middle-aged curators with the installation of a sex museum in New York, she quipped, "They're so repressed - I know what they really want."
She has recently been "canonized" by the Church of the Subgenius St. Vanessa Del Rio. Her feast day is 29 December. In spring of 2007 the German art book publisher TASCHEN plans to release a deluxe autobiography, heavily illustrated, that documents every exuberant and often shocking detail of her life.

Wednesday, January 17, 2007

One plus One



Antologia critica
Rolling Godard simpatia per il diavolo
"La persona che mi porta le cassette di Sympathy for the Devil, proponendone l’acquisto (siamo in un ufficio Rai) mi dice: «Sì, è un film datato, 1974, credo, ma forse può interessare in questo momento: ci sono i Rolling Stones». Obietto che mi pare ancora più “anziano”, come film, lì per lì azzardo un 1970; comunque, quando l’avevo visto mi era piaciuto molto, mi sembrava uno dei migliori Godard, poi in Italia non era mai stato distribuito regolarmente.. Con gioia, vedo che mi lascia comunque le cassette. E subito dalle filmografie salta fuori (troppo ovvio averlo dimenticato!) che il film è del 1968. Così accade che, poche ore prima dei concerti torinesi, mi trovo chiuso in una stanzetta a rivedere il Godard/Rolling. Avanti e indietro quante volte voglio, ora non è come quando il film andava inseguito in rare salette, quei tempi lontani. E la sorpresa giunge subito. In cinque minuti, mi accorgo che Godard ha fatto il più straordinario film che si sia mai visto su una rock-star, sulla musica rock, sul rock. Nessun film ha mai dato come Sympathy for the Devil l’immagine doppia (almeno, ma non esageriamo..) del rock, la compattezza energetica e la dissipatezza di un corpo fratturato e disperso, un frankenstein smontato i cui pezzi vanno benissimo anche uno per conto loro. Neanche Woodstock, né i vari concertfilm in cui la performance veniva moltiplicata e franta dallo split-screen o inframezzata dalle interviste e dai volti della platea. Neanche il sublime Last Waltz che del rock era l’elegia ricomposta fino a mutare infatti di nome e forma musicale.
L’unico film il cui titolo balza fuori e si scrive vicino all’altro è di nuovo un film-Rolling, Gimme Shelter, il meraviglioso documentario montato dai fratelli Maysles intorno al grande concerto gratuito di Altamont. Lì, mentre Mick cantava Sympathy for the Devil, quel diavolo che attraversa la storia uccidendo i Kennedy e assistendo a ogni misfatto col sorriso sulle labbra (“pleased to meet you”), gli angeli dell’inferno (Hell’s Angels) del servizio d’ordine uccisero un giovane negro che si scalmanava nelle prime file per avvicinarsi ai suoi idoli. C’erano anche le cineprese, pronte per il grande film-sulconcerto, e quindi nel film si vede tutto. Anche Jagger si vede, sembra disperato di fronte alla moviola che passa e ripassa l’omicidio; o almeno un po’ perplesso, anche se sa bene che gli angeli dell’inferno sono probabilmente i più adatti a proteggere una rock-star dalle affettuose simpatie del diavolo. Il film è splendido e tragico, fiammeggiante più di tutti i tramonti di Woodstock; è il rock più gli Stones, cioè forse non la coscienza del rock, ma certo l’inconscia o incosciente precisissima essenza dell’ambiguità del rock, del suo ossimoro di ordine disordinato: pietre che rotolano. Naturale che, in quell’anno 1970, trionfasse il verde idilliaco di Woodstock che si dedicava al non scritto e utopico seguito del proverbio: (sulle pietre che rotolano) non si forma muschio. Ebbe più successo lui che non tutti e tre insieme, i film che nello stesso anno videro protagonisti prima gli Stones e poi il più Rolling di loro, Jagger. Oltre a Gimme Shelter, che si assumeva appunto il compito intollerabile e soprattutto impossibile di dire una o la verità del rock, ci furono Sadismo (Performance, di Donald Cammell e Nicholas Roeg, anche fotografo) e I fratelli Kelly (Ned Kelly, di Tony Richardson). Un affascinante nero pop-rock dove Jagger era un ex-rockstar in un intrigo loseyano come James Fox, con maschere e lustrini e prodezze della cinepresa di Roeg che seguiva un proiettile nel suo tragitto; e un meno affascinante “western australiano” in forma di ballata, ma rigorosamente non –musicale.
MA tutto questo era ancora molto lontano, Woodstock e Altamont dovevano ancora nascere, mentre Godard si spostava a Londra per portare la peste nel cinema.
E Sympathy for the Devil – il film – porta la peste nel rock. Le pietre sono ferme; o comunque rotolano nel vuoto (in studio), se non a vuoto. Nello studio di registrazione, la forma piano-sequenze (quattro o cinque riprese di circa dieci minuti l’una, più altri stacchi più brevi) contiene perfettamente il lavorio del rock, mostra con esattezza proprio i pezzettini, gli attacchi, gli stacchi di cui è composto. La facilità dell roll verrà dopo, magari in concerto o al suono del disco. Ora, è con fatica che l’inizio di “simpatia per il diavolo” viene provato e riprovato, senza alcuna compattezza possibile. Altri piani-sequenza planano in mezzo: una lunghissima intervista con Anne Wiazemsky Eva – democrazia in un prato londinese con la troupe che l’insegue tra fronde militanti del Black-Power che leggono testi sacri (anche Le Roy Jones sul blues..) in un cimitero di macchine e si armano e stuprano e uccidono donne bianche (per ultima la Wiazemsky stessa), fascisti in una porno-libreria con panoramica incessante sulle copertine (ma allora era solo soft il porno mostrabile), e infine – più pianosequenza di tutto il resto – una voce fuoricampo che legge brani di un romanzetto porno e il Mein Kampf, e altro. Il tutto unito e diviso da cartelli giochi-di-parole divertenti e d’epoca (cinémarxisme..) come gli slogan scritti sui muri di Londra dalla Wiazemsky in flash. Tra gli altri, quell’under the Stones there is the sand che ritroveremo in tedesco tanti anni dopo nella Sanders. Sulla sabbia del mare c’è la gru del grande cinema 35mm. manovrata dai militanti del Black-Power non per “riprendere” ma solo per “prendersela” issandoci sopra la Wiazemskj immolata e la cinepresa stessa con bandiere rosso-nere contro il sole. Ma ciò che più colpisce, nelle lunghe sedute in presa diretta, è la realtà di gruppo degli Stones. IL ruolo subalterno di Charlie Watts alla batteria, schernito da Richards. Quel biondastro isolato e assolutamente muto, come indifferente, che si riconosce poi di colpo per Brian Jones e si capisce che è già morto. L’immagine di principe di Mick Jagger, l’unico che palesemente si diverte all’idea che lo stanno anche filmando, il più grande narciso del rock. La tensione, i silenzi; la strana intesa che fa emergere come presenza importantissima il diabolico Keith Richards quando sorride a Jagger un attimo (Jagger- Richards il marchio..). One plus One: è l’altro titolo con cui il film è conosciuto. Battuta dialettica, o il gruppo rock come somma di singoli e soli. O anche Godard che aggiunge all’inscindibilità finale del suono (la sua “unicità” anche dimensionale) le evidenti ambiguità del mostrare. Alla fine, in ogni caso, il coretto è quello che ricordiamo nel disco. E qualcuno (poi) verrà: i trecentomila di Altamont, i milioni di questo tour europeo etc.. Mentre finisce con i titoli di coda (di nuovo i loro nomi) il film comincio a ricordarlo: Godard anticipa tutti mostrando il mixage (Mixing..) e la sovrapposizione di tempi che formeranno non il cinema ma tutto lo spettacolo e la vita quotidiana stessa di oggi. Chi sa se la Rai lo comprerà. Quando gli produsse Lotte in Italia ci furono molti problemi. Per i Rolling sembrano essercene ormai molti di meno; rollano sempre di più, sul velluto, ordinati e previdenti. Iniziano sempre con Under my Thumb, sicuri di avere in potere automaticamente il pubblico, sotto il loro pollice e non viceversa. Invece di Godard, a mixarli ora c’è Mixer dopo i mondiali (Minà Pende Tardelli Tognazzi Rossi Eleonora Giorgi Sordillo Lizzani Corbucci Milo Gentile..). A proposito di Rai, avevo iniziato a Genova un programma della terza rete su un concerto di Lou Reed proprio con un gioco su un altro dei loro titoli, un altro fondamentale (con “simpatia per il diavolo” e il sintomatico “dammi protezione, dammi rifugio”, un salto enorme rispetto al gimme some loving degli Spencer Davies) il più famoso: (I can get no) Satisfaction. Cinque minuti sul corpo rallentato di Lou Reed, lo stadio di Marassi casualmente adiacente al carcere di Marassi, la folla ecc. E sopra appunto Satisfaction, in un’esecuzione dal “vivo”, ma rovesciata, cioè registrata dalla fine all’inizio, riconoscibilissima ma parlata in una lingua sconosciuta, un po’ angosciosa nell’inseguire affannosamente l’inizio. Come spiegava maldestramente, dopo, un testo maldestro, forse così il rock poteva rovesciarsi, trovare davvero soddisfazione magari in un prato, togliendo quella negazione, quel no. Il programma – per un motivo o per l’altro; per motivi di tempo, in fondo – non l’ho mai finito."

[ Enrico Ghezzi «il manifesto», 18 luglio 1982]

Monday, January 15, 2007

Haydee Politoff


La Collezionista di Eric Rohmer,1967

Friday, January 12, 2007

Piero Ciampi

ADIUS (Ciampi - Marchetti)

Il tuo viso esiste fresco
mentre una sera scende dolce
sul porto.
Tu mi manchi molto,
ogni ora di più.
La tua assenza è un assedio
ma ti chiedo una tregua
prima dell'attacco finale
perchè un cuore giace inerte
rossastro sulla strada
e un gatto se lo mangia
tra gente indifferente
ma non sono io,
sono gli altri.
E così...

Vuoi stare vicina? nooo?
Ma vaffanculo. Ma vaffanculo.
Sono quarant'anni che ti voglio dire... ma vaffanculo.
Ma vaffanculo te e tutti i tuoi cari. Ma vaffanculo.

Ma come? Ma sono secoli che ti amo, cinquemila anni, e
tu mi dici di no? Ma vaffanculo. Sai che cosa ti dico? va-ffan-culo. Te,
gli intellettuali e i pirati. Vaffanculo. Vaffanculo .
Non ho altro da dirti. Sai che bel vaffanculo che ti porti nella tomba?
Perché io sono bello, sono bellissimo, e dove vai? Ma vaffanculo. E
non ridere, non conosci l'educazione, eh? Portami
una sedia, e vattene.

Tuesday, January 09, 2007

Certe feste...



"Autoinvitati"

"E va bene, mettimi le mutande al contrario, telefona in Cina,
fai volar via gli uccelli,
compra un quadro di una colomba rossa e ricordati
di Herbert Hoover.
Quel che cerco di dire è che sei delle ultime
otto sere abbiamo avuto ospiti, tutti autoinvitati,
e come dice mia moglie: "Non vogliamo farli restar male".

Sicché ci sediamo e li ascoltiamo, certuni famosi
e certuni mica tanto, certuni piuttosto svegli
e divertenti, certuni mica tanto
ma finisce tutto in chiacchiera, chiacchiera, chiacchiera,
parole, parole, parole, un garbato mulinello di suoni
che rivela innanzi tutto solitudine: in un modo o nell'altro
chiedono tutti di essere accettati,
di essere ascoltati, e ciò è comprensibile,
ma io sono uno di quelli che preferirebbe
starsene tranquillo a casa con la moglie e i suoi sei gatti
(o di sopra da solo a fare niente).

L'impressione è che sia un egoista
e mi senta sminuito dalla gente
ma non ho l'impressione che loro
si sentano vuoti, ho l'impressione
che li diletti il movimento
delle loro bocche.

E quando se ne vanno quasi tutti accennano
a un'altra visitina.
Mia moglie è carina, li saluta con calore,
ha un cuore d'oro, così d'oro che quando, che so,
andiamo al ristorante e scegliamo un tavolo
lei prende il posto da cui si può "veder la gente"
e io quello da cui non è possibile.

D'accordo, sono un figlio del demonio;
l'intera umanità mi annoia e no, non è
paura, sebbene qualcosa in loro mi spaventi,
e non è invidia perché non voglio nulla
di ciò che loro vogliono, è solo che
in tutte quelle ore di
parole parole parole
non sento niente di davvero buono coraggioso o nobile,
e che valga un briciolo del tempo in cui mi hanno impallinato
le cervella.

Te lo ricordi quando avevi l'abitudine di buttarli fuori
dalla porta invece di fargli scaricar le batterie
sui tuoi divani,
quei tipi malinconici sempre a caccia di compagnia,
e ti vergogni di te stesso per esserti arreso
alle loro insane fesserie
ma altrimenti tua moglie direbbe:
"Pensi di essere forse l'unico essere umano
sulla terra?".

Vedete, ecco come il diavolo
mi acchiappa.
Perciò io ascolto e loro si sentiranno
realizzati."

Charles Bukowski

Pochi ma buoni...

Ecco un regalo

Wednesday, January 03, 2007

Harmony Korine


Terry Richardson

Vocali fluo e Goatwhore come interlocutore

“Quando fermavo le pallottole era il continuum del tempo e l’impeto troncato dell’uomo medio che davvero infondevano virtù e orgoglio nella facciata sommersa. Erano le campanule, i santi e i non perdonati, era il modo in cui ti infischiavi delle cose ed era come se avessi elettrizzato la nave, il suo equipaggio, il suo shuffleboard e il suo buffet, i delfini che la affiancavano, la musica era più mormorante e lievemente struggente e io volevo ancora prenderti per mano e attraversare a piedi il palazzo. Inspirare e espirare. Pupazzi a molla con l’istruttore di preparazione al parto col metodo Lamaze che osservano il fan che denuncia il suo idolo per diffamazione e mentre sedevamo vicinissimi al fuoco pregavamo che venisse la pioggia, per tanti giorni di fila, e facevamo desideri guardando i raccolti, il granturco, i bisonti, le malattie della pelle, i vagabondi e la madre spregevole che dimostrò che si poteva far risalire la fellatio ai Greci, approdando non lontano da qui con i pellegrini fino a che le pagine della genesi non si appiccicarono. Erano passati pochi mesi da quando avevamo scoperto che i berberi del Sahara investivano fama e fortune nello specchio. Pareva antiquato da queste parti pelare il mandarino prima di mangiarlo. Gli spiedini del sis-kebab, il piccione fritto, le orge col letame di capra con assegni intestati a Sofocle, i pezzi di merluzzo che volavano sul letto di notte e il dover piantare una tenda con i vostri suoceri dalla pelle sscura, contrabbando i waffle nella borsa, ad appena sei croste da un aneurisma cerebrale, il passaporto rubato alle varie “little orphan annie”, la ricerca di una caverna in Siria e la vaghezza dei sogni che mi perseguitano e i migliori amici morti che erano meglio di me ma che decisero che il viaggio non valeva la pena e che a volte la terra rappresenta un letto più confortevole per chi si è perso nella foresta delle lacrime non versate. Sono io qui, il colonnello Goatwhore del famoso compromesso, dei luoghi sulla mappa dove il vento ha troppa paura per soffiare. So cosa stai pensando prima che tu lo dica. E’ facile quando facciamo la doccia tutti assieme. Tu vedi il mio e io riesco a far finta che tu ce l’abbia. Riesci a sognare l’oscurità dove vola l’arcobaleno, riesci a vivere nelle sette dei bastardi, riesci a respingere le benedizioni che dio ha elargito, a sputare sui tulipani, estrarre i denti di tuo fratello, gettare via te stesso, aver bisogno di poco, non mancare di nulla? Vedi, io posso. Io sono quell’Uomo. Sono quell’uomo che è stato gettato a riva sulle spiagge nere. Forse non ridereste se sapeste la mia età, quanto tempo sono rimasto qui, come è curva la mia schiena, come sono neri i miei circoli, come non sono mai veramente morto e come sono tornato a nascere e rinascere nella vostra immagine, ancora e ancora, come non posso sbiadire, il modo in cui ho fatto preda di forti e di deboli allo stesso modo. Ho pregato e volteggiato su di voi sempre, sulle rocce, dentro ai massi, sotto il fango, nelle onde e nei dirupi…”
Harmony Korine