Wednesday, November 28, 2007

A te ecc...



posso dirti tutto ciò che voglio
mi piace scrivere
mi hai sempre perdonato
avrei voglia di baciarti ancoraancora una
o più volte
lasciami la speranza di non rimanere attaccato a te
lasciami subito dopo
dopo avrò qualche vago presentimento
qualche cosa da non poter dire agli amici
nessuna presunzione:una bocca è una bocca
facciamo finta che le nostre lingue siano mani che si salutano

Tuesday, November 27, 2007

Cerith wyn evans


In Girum Imus Nocte et Consumimur Igni, 2006

Saturday, November 24, 2007

Tesoro

Non chiamarmi tesoro
non te lo puoi permettere

Saturday, November 10, 2007

Niente è come sembra



Perchè ha scelto di distribuire il film subito in Dvd?
"Mi piacerebbe vedere nei cinema una certa civiltà, magari anche solo per pochi spettatori. Invece la gente parla, mangia. Mi pare che siano venute a cadere le regole della democrazia. Ognuno fa quel che vuole. Poi devo confessare che io sono come quel compositore minore del Seicento che era solito afffermare: detrattori, alla larga da me...
Personalmente se vado a vedere un film e non mi piace non mi metto certo a fischiare: mi alzo e me ne vado.
Non voglio litigare, non voglio nemmeno mettermi a discutere.
Ricordo sempre che a una proiezione veneziana di un film di Carmelo Bene il pubblico ha sfasciato il cinema.
Ma queste persone che interlocutori possono mai essere?
E' gente che guarda e non vede, ascolta e non sente."

Intervista a Franco Battiato, a cura di Massimo Rota, I Duellanti

Friday, November 09, 2007

"OGNI RIFERIMENTO A FATTI REALMENTE ACCADUTI
O A PERSONE REALMENTE ESISTITE O ESISTENTI
È PURAMENTE CAUSALE"

Sono triste

Sunday, November 04, 2007

Ernst Lubitsch





" La molteplicità dei registri...è parzialmente unificata dal ritmo su cui poggia il film, che è un ritmo, al solito binario. Non tanto basato sulle opposizioni (capitalismo e comunismo, vecchia e nuova Russia, Mosca e Parigi, uomo e donna, amore e dovere) quanto sulla ripresa e sul riecheggiamento: tutto, a ben vedere, ricorre due volte..."
G.Fink

Saturday, November 03, 2007

Una poesia di amare

INDICATIVO
Presente
io amo
tu ami
egli ama
noi amiamo
voi amate
essi amano

Passato prossimo
io ho amato
tu hai amato
egli ha amato
noi abbiamo amato
voi avete amato
essi hanno amato

Imperfetto
io amavo
tu amavi
egli amava
noi amavamo
voi amavate
essi amavano

Trapassato prossimo
io avevo amato
tu avevi amato
egli aveva amato
noi avevamo amato
voi avevate amato
essi avevano amato

Passato remoto
io amai
tu amasti
egli amò
noi amammo
voi amaste
essi amarono

Trapassato remoto
io ebbi amato
tu avesti amato
egli ebbe amato
noi avemmo amato
voi aveste amato
essi ebbero amato

Futuro semplice
io amerò
tu amerai
egli amerà
noi ameremo
voi amerete
essi ameranno

Futuro anteriore
io avrò amato
tu avrai amato
egli avrà amato
noi avremo amato
voi avrete amato
essi avranno amato

CONGIUNTIVO
Presente
che io ami
che tu ami
che egli ami
che noi amiamo
che voi amiate
che essi amino

Passato
che io abbia amato
che tu abbia amato
che egli abbia amato
che noi abbiamo amato
che voi abbiate amato
che essi abbiano amato

Imperfetto
che io amassi
che tu amassi
che egli amasse
che noi amassimo
che voi amaste
che essi amassero

Trapassato
che io avessi amato
che tu avessi amato
che egli avesse amato
che noi avessimo amato
che voi aveste amato
che essi avessero amato

CONDIZIONALE
Presente
io amerei
tu ameresti
egli amerebbe
noi ameremmo
voi amereste
essi amerebbero

Passato
io avrei amato
tu avresti amato
egli avrebbe amato
noi avremmo amato
voi avreste amato
essi avrebbero amato

IMPERATIVO
Presente

ama
ami
amiamo
amate
amino

INFINITO
Presente
amare
Passato
avere amato

PARTICIPIO
Presente
amante
Passato
amato

GERUNDIO
Presente
amando
Passato
avendo amato

Thursday, November 01, 2007

Delle metafore (Von den Gleichnissen)


Molti si lagnano che le parole dei saggi siano sempre di nuovo soltanto metafore, non sempre utilizzabili nella vita quotidiana, mentre noi abbiamo unicamente questa. Quando il saggio dice: "Vai al di là", non pensa che si debba passare dall'altra parte, cosa che si potrebbe pur sempre fare se l'esito di questo cammino ne valesse la pena, intende, invece, un qualche favoloso altrove, qualcosa che non conosciamo, che neppure da lui può essere più precisamente nominato e che dunque non può aiutarci in alcun modo quaggiù. Tutte queste metafore vogliono propriamente dire soltanto che l'incomprensibile è incomprensibile, e questo lo sapevamo già. Ma ciò su cui ci affatichiamo ogni giorno sono altre cose.
Così uno disse: "Perché resistete? Se assecondaste le metafore, diventereste metafore voi stessi e sareste così già affrancati dalla quotidiana fatica".
Un altro disse: "Scommetto che anche questa è una metafora".
Il primo disse: "Hai vinto". Il secondo disse: "Purtroppo solo nella metafora".
Il primo disse: "No, in realtà; nella metafora tu hai perduto".
Franz Kafka

Le folle


Non a tutti è concesso prendere un bagno di moltitudini; godere della folla è un'arte. Solo può fare, a spese del genere umano, un banchetto di vitalità colui a cui una fata infuse fin dalla culla il gusto del travestimento, della maschera, l'odio del domicilio e la passione del viaggio. Moltitudine, solitudine: termini eguali e trasmutabili per il poeta fertile e attivo. Chi non sa popolare la sua solitudine, non sa nemmeno esser solo in una folla affaccendata.
Dell'incomparabile privilegio gode il poeta che può a sua guisa esser se stesso e altrui. Come le anime erranti che cercano un corpo, egli entra quando vuole nel personaggio di ognuno. Per lui solo, ogni posto è vacante; e se qualche luogo sembra essergli chiuso è perché ai suoi occhi non vai la pena di esser visitato.
Il passante solitario e pensoso trae una singolare ebbrezza da quell'universale comunione. Chi facilmente si sposa alla folla conosce febbrili godimenti, dai quali saranno eternamente privi l'egoista, chiuso come un forziere, e il pigro, segregato come un mollusco. Egli adotta per sue tutte le professioni, tutte le gioie e tutte le miserie che la circostanza gli offre.
Quel che gli uomini chiamano amore è ben piccolo, ben circoscritto e ben debole paragonato a quella ineffabile orgia, a quella santa prostituzione dell'anima che si dà tutta, poesia e carità, all'imprevisto che si mostra, all'ignoto che passa.
È bene insegnare ogni tanto ai felici di questo mondo, non fosse che per umiliarne un istante lo sciocco orgoglio, che vi sono felicità superiori alle loro, più vaste e più raffinate. I fondatori di colonie, i pastori di popoli, i preti missionari esiliati ai confini del mondo conoscono, senza dubbio, qualcosa di tali misteriose ebbrezze; e, in seno alla vasta famiglia che il loro genio si è fatta, devono qualche volta ridere di quelli che li compassionano per il loro destino così agitato, e per la loro vita così terrena.
Charles Baudelaire

Pour les analphabètes


L'anarchia, senza ordine né legge, le leggi e i comandamenti non esistono senza il disordine della realtà, il tempo è la sola legge. Continuerò a disarticolare ogni cosa, nella vita degli universi, perché il tempo sono io.
La rivolta generale degli esseri è stata un sogno che ho osservato come un albero, nel mio angolo, con l'epidermide delle mie mani, e non ero morto, né distrutto, ma nel corpo da qualche parte.
Sono una macchina che funziona benissimo e parte al primo colpo e sono gli esseri che, con la dialettica, fanno sorgere falsi problemi per comprendere esplicitamente quello che dico: che la mia testa funziona.
seguo la mia strada nell'onestà, nel contegno, l'onore, la forza, la brutalità, la crudeltà, l'amore, l'acredine, la collera, l'avarizia, la miseria, la morte, lo stupro, l'infamia, la merda, il sudore, il sangue, l'urina, il dolore.
Non sono l'intelligenza o la coscienza ad aver fatto nascere le cose ma il dolore mistero del mio utero, del mio ano, della mia enterocolite, che non è un senso, caro signor Freud, ma una massima ottenuta solo soffrendo senza accettare il dolore, senza rivendicarlo, senza imporselo, senza starselo a cercare [...]
Non c'è scienza, c'è solo il niente, e non la supereranno la loro scienza se credono. Non si può vivere con tutti questi parassiti mentali attorno. Io sono colui che ha voluto rendere inutile il segno della croce.
Il dubbio, l'incostanza, l'ignoranza, l'inconseguenza non costituiscono uno stato alterato, ma il solo stato possibile, non esiste l'essere innato che avrebbe infusa la luce, la luce si fa vivendo, ma la sua natura reale è tenebrosa, non riempie mai lo spirito di consapevolezza, ma della necessità di accatastare il suo essere, di raccoglierlo al centro delle tenebre, affermazione consistente di un essere, di una forma che con la sua misura e i suoi appetiti si affermerà, l'essere, non dio, nessun principio innato.
Io non sono mai andato a dire agli intellettuali: che cosa volete? Neppure li ho biasimati, li ho solo scandalizzati con la lingua e i colpi. L'idea che ho di me è che non so nulla e sento sempre qualcosa di diverso in merito a un'idea del dolore e dell'amore che non può non uscirne.
Non ho mai amato l'atmosfera delle case di correzione e non accetto che me la si applichi.
Lo ripeto, a guidarmi non è l'orgoglio letterario dello scrittore che vuole piazzare e veder pubblicato il suo prodotto. Sono i fatti che racconto che voglio che nessuno ignori, i gridi di dolore che lancio e che voglio siano sentiti.
No io, Antonin Artaud, no e poi ancora no, io, Antonin Artaud, non voglio scrivere se non quando non ho più niente da pensare. Come che divori il proprio ventre, da dentro.
Sotto la grammatica si nasconde il pensiero che è un obbrobrio più difficile da battere, una vergine molto più renitente, molto più difficile da superare quando lo si prende per un atto innato.
Perché il pensiero è una matrona che non è sempre esistita.
E che le parole gonfie della mia vita si gonfino nel vivere dei bla-bla dello scritto.
Io scrivo per gli analfabeti.
tratto da Antonin Artaud, Pour les analphabètes, Stampa Alternativa