Sunday, October 29, 2006

De



"La Decostruzione ha molte facce e nessuna gerarchia (è la disseminazione del senso a chiamarla in causa, non la polisemia); dapprima si configura come una strategia di lettura dei testi della tradizione metafisica, volta a metterne in luce gli scarti, i vuoti, le fratture, le discontinuità, le aporie, le strutture ideologiche e attanziali, anziché l'unità intrinsecamente manifesta e voluta da essi; questa strategia è tesa all'annientamento del concetto di sistema che tutto unifica, che tutto "identifica" (riduce ad identità), che tutto ingloba in sé, che tutto plasma a propria immagine, in vista di una rivendicazione dell'Altro e della differenza come grande impensato della tradizione filosofica occidentale; in questa direzione la Decostruzione è uno sviluppo coerente delle posizioni di Martin Heidegger (non dimentichiamo che il progetto della seconda sezione di Sein und Zeit (Essere e tempo) - mai stesa - risuonava come una "distruzione della storia dell'ontologia"; distruzione ben poco "distruttiva" a ben guardare, poiché l'intenzione heideggeriana trovava il suo fine nella liberazione dei più importanti concetti filosofici (quali "verità", "libertà", "mondo" e, in primis, "Essere") dalla secolare ipoteca oggettivante del giogo metafisico, a partire da una acuta e penetrante ricognizione linguistica, in nome di una ontologia fenomenologica capace di assurgere alla facoltà di "lasciar/far vedere il fenomeno per come esso si mostra" - a partire da un linguaggio radicalmente rinnovato (ripensato), per cui filosoficamente (nell'accezione classica e ordinaria del termine) scandaloso.
Abbiamo parlato, seguendo Jacques Derrida, di "strategia" di lettura dei testi classici, e non a caso; infatti la Decostruzione non è, e non vuole affatto essere, un metodo riproducibile (le coordinate cartesiane o il sillogismo deduttivo p.es.) capace di "smontare" i sistemi filosofici, ma si tratta piuttosto di una strategia di "ascolto" da attivare di volta in volta, poiché il testo (e la cultura) non devono essere decostruiti (nel senso ipotetico di "passati al vaglio della decostruzione"), bensì sono proprio essi stessi ad essere costitutivamente in decostruzione; per cui il filosofo non deve che tendere il proprio orecchio scaltrito, in grado quindi di captare le dissonanze e i guasti che minano al sogno totalizzante ed esaustivo del credo sistematico. Non più quindi l'occhio teoretico, capace di "contemplare" concetti distribuiti in un sistema (come in una sorta di armonia visuale) - ma queste sono metafore, e Derrida insegna che la radice del linguaggio metafisico risiede nella metafora. La filosofia deve superare il sistema, non per scelta, ma per necessità, o forse seguendo la logica perversa di una possibilità necessaria.
Derrida ci ha sempre mostrato che la decostruzione intacca qualsivoglia oggetto della cultura, e non solamente testi metafisici; infatti la tarda produzione del filosofo applica l'esperienza decostruttiva non più esclusivamente ai sistemi cartacei della tradizione filosofica, bensì anche a quelli storici e concettuali a noi più vicini(almeno apparentemente), proprio laddove il moto decostruttivo ci coglie impreparati: il "dono", l'"ospitalità", il "perdono", fino al sistema, che tutti ci riguarda e coinvolge, della "democrazia"."
da Wikipedia

Tuesday, October 24, 2006

Un dio assente. Monologo a due voci sul teatro

Saturday, October 21, 2006

L'importanza di essere fotografi



La retorica (dal greco rhetoriké téchne, arte del dire), o rettorica, è l'arte di strutturare intenzionalmente una successione di argomenti (discorso) in una determinata forma dialettica.

Con la retorica, che è dunque un modo della comunicazione (e della dialettica), il contenuto da trasmettere viene in genere svolto nella forma stilisticamente più bella od in modo che possa risultare utile (convincente). Richiede un'ottima conoscenza delle convenzioni linguistiche ed una precisa confidenza con le accezioni del lessico usato, e vi si fa ricorso quando il discorso da tenersi (anche in forma di orazione) rivesta una qualche importanza per il contesto in cui viene pronunziato.

La retorica è oggetto di studio da parte di diverse discipline, tra le quali la filosofia (anche per ragioni storiche dello sviluppo delle scienze umane) ha certo raccolto l'esperienza più profonda.

Si è detto che la rettorica (come si chiamò sino al Novecento) sia l'arte della comunicazione funzionalizzata, quella cioè strumentale all'ottenimento di un dato beneficio. Va però ricordato che essa, nell'estensione dei suoi significati, è anche - e forse più nobilmente - l'arte del bel parlare, una disciplina che si avvicina di più all'estetica che non all'utilitarismo, sebbene in talune visioni (anche in quelle per le quali il "bello" sia un obiettivo da ricercare) mai può mancarvi l'aspetto di perseguita vantaggiosità, giacché la comunicazione si intende sempre, ontologicamente, finalizzata (o non sarebbe comunicazione, ma altro tipo di emissione).
da Wikipedia

Friday, October 20, 2006

Jenna Jameson

Wednesday, October 18, 2006

Per tutte le accademie di belle arti


Piero Manzoni, Autograph

Intervistatore:" Nel laboratorio di scrittura creativa tenuto a Varese per il “Premio Chiara Giovani”, lei ha proposto un esercizio particolare…"

Tiziano Scarpa:" Ho proposto di “copiare dal vero” una modella, un esercizio diffuso nei licei artistici e negli istituti di Belle Arti, ma che nessuno dei ragazzi aveva fatto con la scrittura. E’ stato un confronto con la realtà, un’esperienza nuova che ha dimostrato la necessità di un’educazione alla prassi della scrittura, oggi troppo espressiva e soggettiva. Manca una cultura della descrizione, una scrittura che colga la vitalità. Così ho chiesto ai ragazzi di descrivere quello che vedevano fuori. E’ un dato per cominciare."

RECINZIONI

"termini"
"ERBURINO PERFETTO STA INSALA DASPETTO"
chenfatti allora poi ce sta umburino che ariva tipo allastazzione termini e allora uno ie dice ndovai? sei umburino nunsecapisce come parli tu nunpoi annà ingiro emmò te ne stai qua drento alla stazzione e nun temovi deqquà che sennò temenamio nun teceprovà che tanto noi lo sapemo che appena taffacci avvia marzala te segamo le recchie allora stobburino che nun capiva sta tutto ergiorno drento alla stazzione tipo acchiede lellemosina tipo addormì sulle panchine tipo ammagnasse i crecherz allora infatti poi incontra napischlla caruccia che faceva lautista dellatac che lei sevò ammuchhià mallui no perché astà sempre drento lastazzione iereno venute le chiappe chiacchierate allora lui poi infatti semette affà ilavoretti tipo arbinario venticuattro eppoi incontra unzacco de tipi strani chenfatti ce stanno attermini allora poi lui alla fine sescopre che era arivato cortreno perché ciaveva umbarattolo pieno dautografi che ciaveva cuello de tonisantagata cuello de semmibarbò cuello litteltoni de bobbisolo de scialpi de pupo dembertotozzi e ie mancava solo uno cuello damedeominghi allora infatti lui sefà coraggio e va acchiede stautografo a medeominghi che stava assonà tipo avviaveneto drento anlocale sfigato e allora poi stobburino effelice ettorna arpaese suo ma nun se ammucchia.

namico marocchino demicuggino pe esse sicuro a niu iorc invece de passà pe laroporto è atterato sungrattacelo.

"memmento"
"CHE STAVAMO ADDI'?"
memmento e' u firm che parla de uno......memmento e' u firm che parla de uno che poi lui .......comera?memmento parla de uno che poi lui va danaparte.........memmento e' u firm che parla de uno che se scrive tutto addosso e poi ce' una........memmento ......poi ce' una....lui core ma nun sa' perche'......memmento e' u firm......

a me memmento me' piaciuto.....porcamignotta er latte surfoco!......
quante cenavemo oggi?

"diaders"
"LANIMA DE LI MORTACCI LORO"
diaders e u firm che parla de una famia che abbita i na casa immezzo la nebbia sunisola , penzo vicino a milano. infatti poi ce stanno dii regazzini che no ponno vede la luce perche' so molto senzibbili e allora infatti la madre li deve tene' arbuio mentre che loro dicono le preghirere. poi infatti ce stanno pure dii filippini che puliscono la casa alla signora che pero' loro parono normali tranne una pischella che nu parla. poi se sentono dii strani rumori della gente che fa la caciara ma nun se capisce chi e'.
poi ancerto punto ritorna pure er marito che se credevano chera morto ma che nun pare manco tanto vivo, poi la madre sencazza chii filippini e i caccia de casa cor fucile. poi ie spara pure ma nu ie fa gnente. forze perche' loro erano gia morti o forse perche' era gioverdi'. e erano morti tutti ma se credevano tutti cherano vivi.

a me diaders me' piaciuto e mizzio che abbita a limbiate vicino a milano infatti dice sempre che ce' piu' vita ar cimitero.

JOHNNY PALOMBA

Tuesday, October 17, 2006



Sunday, October 15, 2006

Ed Templeton

Shinya Tsukamoto

Friday, October 13, 2006

Bruce Nauman-Make Me Think Me


Bruce Nauman
Al Museo Madre di Napoli
Dal 7 ottobre 2006 al 19 gennaio 2007

Wednesday, October 11, 2006

caro alberto,


helena christensen

Tuesday, October 10, 2006

...poeta dei miei coglioni

Aveva la cellulite e a me piaceva lei
in azione: quelle grasse pieghe mi tenevano compagnia-alla noia interrotta nel movimento-goffo-esaustivo a frammenti-sulla schiena un grande gioco per bambini appena svezzati
senza latte da bere.

Da sempre combattuto tra il soffocamento e l’azione-il sesso m’ha sempre mostrato la sua fatica senza margini di piacere-sì-un po’ di solletico-ma a quello riesco bene anche da solo:
in un bacio non c’è spreco.

Fammi una sega con tutte e tre le mani:
l’ho dovuta aiutare era la prima volta ma
quando nuda mi mostrò il buco del culo
capii il suo unico pudore:
far vedre le mani nude.


Ah!che sarebbe la vita senza immaginazione!
La notte senza video porno!
la mattina senza erezione involontaria!
non riesco a immaginarlo!

Avevo ragione non aveva le calze
ma aveva le mutande
sono un po’ spallata ha detto al suo compagno
impugnando la gonna e tirandola avanti un sentore di occhi-i miei
l’avevano frustrata
ciccino
gli ha detto mentre gettavo la mia mano tra le mutande che non avevo.

Non credevo a me stesso
a lui stesso
il mio cazzo si masturbava da solo
miracolo!
non c’hanno voluto credere le guardie svizzere a san pietro
non m’hanno voluto far entrare
ma cazzo
dico io
dateci un’occhiata
che vi costa
fate venire un chierichetto
se non volete scomodare il santo padre
niente da fare
sono tornato a casa
con il miracolo nelle mutande.

drugo

Monday, October 09, 2006

extramensile #2



Saturday, October 07, 2006

Charlotte


Charlotte Rampling

Letania per Carmelo Bene



"....parola sola solitaria unica
non conoscibile, suffragata a tutela
di non conoscere, di non abitare, di disapparire
a lampaneggio e accasciato volto volta volteggio
che splende, ri splende, spalanca a sfolgore
il flusso inaccessibile degli orrori
in dolce dolce docile disordinata
Ypokalipsis propria del Ventre crudo
nel librato liberato nemico Eloquio
nel senso puro della ghiaccia allitterazione,
dell’attrito, dell’abbaglio totale
dell’Orga(ni)smo Prezioso del sì,
del Simulacro in Ostensorio di Fiato e Traccia
in ictu di Cellule fantastiche
che osi piangere sopra le Acque Inferme
dell’Ombra citatoria,
nell’aria minacciosa velata dal turbine
fonocriptico, della lontana eve nienza,
la Reve-Elation Celtique,
come un gettito trapassante di tenerezza e di pietà
Zoocentrica,
stendardo di tragitto fulmineo
Eros e Inganno
Ejection en Courbe d’Accent
du Bout qui rejette son sommet dans le Gouffre
l’Epi de Voix en ce qu’elle souffre
la Spiga di Voce in Eleusis
nutritissima nutriente che nutre, en outre,
la Cavalla incinta di luci svariatissime,
che versa in altera, orgogliosa, feroce riga
rotta, riottosa materies, matrice à foutre, arcata
(s)cagliata cupola sessuale, vespe vocalizzate,
che inciampo io (o tu)le ragioni proteiche
del vento simulante focose litanie......."

Emilio Villa, da LETANIA PER CARMELO BENE

Friday, October 06, 2006

Anche chi non viaggia (...)



Venerdi, 6 ottobre, 2006
Fuori orario.Cose (mai) viste.
"(Ci sarà sempre)un viaggiatore incantato,
Otar Ioseliani"
01:40_La caduta delle foglie,Urss,1966
03:10_Antichi canti Georgiani
03:30_Aprile Corto
04:15_Acquerello
04:25_Pastorale,Urss,1976

Wednesday, October 04, 2006

Claudio Abate


Vito Acconci, 1972

"Performance di Vito Acconci dal 2 al 10 dicembre 1972 nella nuova sede de L’Attico in via del Paradiso 41 a Roma. Le stanze della galleria sono in penombra, vuote, ad eccezione di qualche oggetto messo in disparte: alcuni mattoni insieme a una forcella di bicicletta, un paravento bianco con una corda, un cinturone, un sacco a pelo, tappeti, un attaccapanni, l’ingrandimento della foto pubblicata nell’invito della mostra con l’artista che accosta un fiammifero acceso al suo torace nudo. Una voce sussurra in inglese brevi testi scritti dall’artista, un’altra li scandisce tradotti in italiano. Dietro una porta a vetri, velata da una tenda che lascia vedere in trasparenza, Vito Acconci si schiaffeggia. Questo il momento colto dalla foto di Claudio Abate qui riprodotta."
Dal catalogo " 20 anni in atelier"

Tuesday, October 03, 2006

Thomas Ruff


Nudes WF 09, 2004

Nudes BF 13, 2003

Nudes WR 28, 2000

Bedlam


William Hogarth, dalla serie 'La carriera di un libertino'

“ Amo te, Hogarth, il tuo spirito / e la malizia della tua arte ./ Sol che insieme li mettessimo / Dalle nostre forze unite / Ogni mostro avrebbe via : / Tu puoi render col bulino / Questo matto mondo assassino / Crea i bestioni che io descrivo / Plasma i volti presi in giro : / Puoi attenerti alla natura / Senza ombra di caricatura “ .
J.Swift

Monday, October 02, 2006

Wolfgang Tillmans


Wolfgang Tillmans, Smokin' Jo, 1995


Wolfgang Tillmans, I don't want to get over you, 2000


Wolfgang Tillmans, Rat on trash bags, 1995