Wednesday, January 03, 2007

Harmony Korine


Terry Richardson

Vocali fluo e Goatwhore come interlocutore

“Quando fermavo le pallottole era il continuum del tempo e l’impeto troncato dell’uomo medio che davvero infondevano virtù e orgoglio nella facciata sommersa. Erano le campanule, i santi e i non perdonati, era il modo in cui ti infischiavi delle cose ed era come se avessi elettrizzato la nave, il suo equipaggio, il suo shuffleboard e il suo buffet, i delfini che la affiancavano, la musica era più mormorante e lievemente struggente e io volevo ancora prenderti per mano e attraversare a piedi il palazzo. Inspirare e espirare. Pupazzi a molla con l’istruttore di preparazione al parto col metodo Lamaze che osservano il fan che denuncia il suo idolo per diffamazione e mentre sedevamo vicinissimi al fuoco pregavamo che venisse la pioggia, per tanti giorni di fila, e facevamo desideri guardando i raccolti, il granturco, i bisonti, le malattie della pelle, i vagabondi e la madre spregevole che dimostrò che si poteva far risalire la fellatio ai Greci, approdando non lontano da qui con i pellegrini fino a che le pagine della genesi non si appiccicarono. Erano passati pochi mesi da quando avevamo scoperto che i berberi del Sahara investivano fama e fortune nello specchio. Pareva antiquato da queste parti pelare il mandarino prima di mangiarlo. Gli spiedini del sis-kebab, il piccione fritto, le orge col letame di capra con assegni intestati a Sofocle, i pezzi di merluzzo che volavano sul letto di notte e il dover piantare una tenda con i vostri suoceri dalla pelle sscura, contrabbando i waffle nella borsa, ad appena sei croste da un aneurisma cerebrale, il passaporto rubato alle varie “little orphan annie”, la ricerca di una caverna in Siria e la vaghezza dei sogni che mi perseguitano e i migliori amici morti che erano meglio di me ma che decisero che il viaggio non valeva la pena e che a volte la terra rappresenta un letto più confortevole per chi si è perso nella foresta delle lacrime non versate. Sono io qui, il colonnello Goatwhore del famoso compromesso, dei luoghi sulla mappa dove il vento ha troppa paura per soffiare. So cosa stai pensando prima che tu lo dica. E’ facile quando facciamo la doccia tutti assieme. Tu vedi il mio e io riesco a far finta che tu ce l’abbia. Riesci a sognare l’oscurità dove vola l’arcobaleno, riesci a vivere nelle sette dei bastardi, riesci a respingere le benedizioni che dio ha elargito, a sputare sui tulipani, estrarre i denti di tuo fratello, gettare via te stesso, aver bisogno di poco, non mancare di nulla? Vedi, io posso. Io sono quell’Uomo. Sono quell’uomo che è stato gettato a riva sulle spiagge nere. Forse non ridereste se sapeste la mia età, quanto tempo sono rimasto qui, come è curva la mia schiena, come sono neri i miei circoli, come non sono mai veramente morto e come sono tornato a nascere e rinascere nella vostra immagine, ancora e ancora, come non posso sbiadire, il modo in cui ho fatto preda di forti e di deboli allo stesso modo. Ho pregato e volteggiato su di voi sempre, sulle rocce, dentro ai massi, sotto il fango, nelle onde e nei dirupi…”
Harmony Korine

1 Comments:

Blogger emanuelepiera said...

tanti auguri... nelle isole del Pacifico è già domani

11:28  

Post a Comment

Subscribe to Post Comments [Atom]

<< Home