Saturday, February 11, 2006

Pasternak

" Dopo due o tre strofe composte di getto e alcune similitudini che lo sorpresero, il lavoro s'impossessò di lui ed egli avvertì l'avvicinarsi di ciò che si chiama l'ispirazione. Il rapporto di forze che presiede alla creazione pare in tal caso capovolgersi: la priorità non è più dell'uomo nè dello stato d'animo che egli cerca di rendere, ma del linguaggio con cui vuole esprimerlo. Il linguaggio, dal quale nascono e del quale si rivestono il significato e la bellezza, comincia a pensare e a parlare dasè, per conto dell'uomo, e diventa tutto musica, non nel senso di una esteriore risonanza fonetica, ma in quello dell'impetuosità e potenza del flusso interiore. Allora simile alla massa irruenta di un fiume che col suo scorrere leviga le pietre del fondo e fa girare le ruote dei mulini, il linguaggio che si effonde va creando da sè, con la forza delle sue leggi, procedendo nel suo corso, il metro e la rima e mille altre forme e rapporti più importanti, finora non colti, non indagati, senza nome.
In quel momento jurij Andréevic sentiva che non era lui a compiere il lavoro essenziale, ma qualcosa più grande di lui, al disopra di lui, lo guidava: la situazione del pensiero e della poesia nel mondo, ciò che alla poesia era riservato dall'avvenire, il passo successivo che avrebbe dovuto compiere nel suo sviluppo storico. Lui era soltanto un'occasione, un punto d'appoggio perchè essa potesse mettersi in movimento.
Si liberava così dei ripentimenti; la scontentezza di sè e la sensazione della propria nullità, per un momento lo abbandonavano."
B.Pasternak, il Dottor Zivago

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